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Segnaliamo “Brand Journalist – L’azienda fa notizia”, il nuovo libro di Mariagrazia Villa

Segnaliamo “Brand Journalist – L’azienda fa notizia”, il nuovo libro di Mariagrazia Villa

Chi è il brand journalist? Che cosa fa? Come si pone verso l’azienda e il pubblico?

“Brand Journalist – L’azienda fa notizia”, il nuovo libro di Mariagrazia Villa, Vicedirettrice del Master Food & Wine 4.0 IUSVE, non si limita a illustrare che cosa sia e come si eserciti la nuova professione digitale del giornalista d’impresa. Indaga e approfondisce perché essa rappresenti un importante passo evolutivo, tanto del giornalismo quanto della comunicazione aziendale, e perché sia sempre più richiesta dal mercato.

Grazie a questo libro,  è possibile imparare a cogliere le opportunità professionali del brand journalism, per diventare professionisti capaci di comprendere quali siano le notizie più rilevanti che ruotano attorno a un brand e a narrarle con storie interessanti, emozionanti e arricchenti in termini di valore.

Perché questo volume è utile a brand journalist, giornalisti e anche imprenditori? Perché riabilita la figura del reporter della marca, smontando il luogo comune che sia un giornalista di serie B. In realtà, il giornalista aziendale svolge un mestiere serio e qualificato. E questa guida spiega quali competenze sviluppare e come lavorare in modo etico e deontologicamente corretto.

Mariagrazia Villa, giornalista culturale, si è formata professionalmente, come brand journalist, nel Gruppo Barilla, per il quale ha diretto un brand magazine online e scritto 38 libri. Dal 2014, è docente di Etica e deontologia ed Etica e media allo IUSVE di Venezia e Verona e si occupa di ethics coaching nelle aziende e nelle scuole. Dal 2018, insegna Giornalismo enogastronomico e Food Writing all’Università di Parma.

DARIO LOISON, PATRON DEI FAMOSI PANETTONI ARTIGIANALI LOISON, È OSPITE AL MASTER FOOD & WINE 4.0

DARIO LOISON, PATRON DEI FAMOSI PANETTONI ARTIGIANALI LOISON, È OSPITE AL MASTER FOOD & WINE 4.0

Data: 31 ottobre 2020
Master: Food & Wine 4.0 – Web Marketing & Digital Communication
Orario: dalle 9.20 alle 11.00
Campus: Mestre

Dario Loison, titolare della Loison Pasticceri, sarà ospite al Master Food & Wine 4.0 IUSVE.

“La Tradizione è il nostro principale ingrediente, la Passione è il calore che scalda i nostri forni: da tre generazioni creiamo Pasticceria d’Autore, oggi sulle tavole di tutto il mondo.”

In queste parole è racchiusa la visione di Dario Loison, personalità eclettica in cui tradizione e innovazione si fondono alla ricerca continua di nuovi territori da esplorare.

Da quando Dario ha colto le redini dell’azienda di famiglia fondata nel 1938, il laboratorio artigianale è diventato una prestigiosa impresa d’eccellenza del Made in Italy, riconosciuta e rinomata a livello internazionale, con un export pari al 50% del fatturato.

Se da un lato Loison propone i tradizionali dolci natalizi e pasquali rivisitandoli in molteplici varianti, dall’altra li evolve e li svincola dalle festività, portandoli a tavola tutto l’anno anche grazie alla collaborazione di rinomati chef.

Loison è stata una delle prime aziende italiane a credere nel web, dove ha iniziato a essere presente fin dagli anni ‘90: durante la sua testimonianza in aula Dario Loison ci racconterà come un’azienda intrinsecamente legata alle celebrazioni, alla condivisione e alla convivialità può fronteggiare anche un momento storico così delicato grazie alle leve del marketing digitale.

www.loison.com

GABRIELLA VETTORETTI, TITOLARE DE LA TORDERA, È OSPITE AL MASTER FOOD & WINE 4.0

GABRIELLA VETTORETTI, TITOLARE DE LA TORDERA, È OSPITE AL MASTER FOOD & WINE 4.0

Data: 31 ottobre 2020
Master: Food & Wine 4.0 – Web Marketing & Digital Communication
Orario: dalle 11.20 alle 13.00
Campus: Mestre

Gabriella Vettoretti, Direttore commerciale e titolare dell’Azienda Agricola La Tordera di Valdobbiadene, sarà ospite al Master Food & Wine 4.0 IUSVE.

La Tordera, insignita della medaglia d’oro ai mondiali delle bollicine “The Champagne & Sparkling Wine World Championships” nel 2019, nasce sulle colline di Vidor, nel cuore dell’area di produzione del Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, territorio del Cartizze.

Una storia che si tramanda da più di 100 anni e che ora vede i tre fratelli Renato, Gabriella e Paolo portare avanti l’eredità familiare coniugando ricerca, sviluppo, rispetto dei saperi della tradizione vitivinicola del territorio e attenzione alle tematiche della sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Nel 2018, nel centenario della fondazione, la cantina de La Tordera riceve la certificazione CasaClima: una struttura eco-sostenibile che non è solo luogo di produzione ma anche ambiente di condivisione aperto agli enoturisti alla ricerca di una Wine Experience esclusiva e di qualità.

www.latordera.it

È uscito “La strategia di comunicazione nell’era postdigitale”, il nuovo libro di Maria Pia Favaretto

È uscito “La strategia di comunicazione nell’era postdigitale”, il nuovo libro di Maria Pia Favaretto

Come costruire la strategia di comunicazione per aziende e brand che operano in contesti iperconnessi e interdipendenti? E quali linguaggi, tecniche e metriche utilizzare?

“La strategia di comunicazione nell’era postdigitale”, il nuovo libro di Maria Pia Favaretto, Direttrice del nostro Master, risponde a queste domande e offre un’appassionante esplorazione nel mondo della comunicazione d’impresa. Un percorso articolato che descrive metodologia, strumenti d’analisi e molti esempi utili alla realizzazione del piano di comunicazione.

Il libro è disponibile su libreriauniversitaria.it e altri store, ed è possibile ordinarlo online a questo link: https://bit.ly/2SaxTj2


Per conoscere meglio l’importanza di questo strumento teorico e pratico, riportiamo in esclusiva l’intervista che Maria Pia Favaretto ha rilasciato sul suo nuovo libro a letture.org.


Prof.ssa Maria Pia Favaretto, Lei è autrice del libro La strategia di comunicazione nell’era postdigitale edito da libreriauniversitaria.it: quali elementi caratterizzano l’era postdigitale?

Innanzitutto chiariamo il termine “postdigitale”. Nel mio libro uso questa espressione per significare che il digitale è ormai profondamente integrato al nostro quotidiano e che i sistemi digitali interagiscono costantemente con quelli biologici, culturali e spirituali e mediano il nostro rapporto con il mondo. Entrato a tutti gli effetti a far parte delle nostre vite, il digitale è alla portata di tutti, immagazzinabile e a basso costo, come una commodity.

Un aspetto che sicuramente caratterizza l’era postdigitale è la crescente datafication. Molti aspetti della nostra esistenza quotidiana generano dati che vengono inseriti in giganteschi database, per poi trarne informazioni. Gli enormi volumi di dati che stiamo generando ogni giorno, ogni volta che navighiamo in rete, che paghiamo con la carta di credito, che utilizziamo il GPS, ogni volta che chiediamo ad Alexa di riprodurre la nostra canzone preferita, che chattiamo o usiamo i social media, aprono nuovi scenari. Da una parte possiamo prendere decisioni più intelligenti grazie ai big data che offrono informazioni e opportunità senza precedenti, dall’altra dobbiamo fare attenzione a ciò che questo comporta, a partire dal tema della protezione dei dati personali.

Vorrei però aggiungere un altro elemento che caratterizza l’era postdigitale. Negli Stati Uniti il termine “postdigital” è entrato nel lessico come aggettivo che connota un approccio umanistico alla risoluzione dei problemi piuttosto che indicare l’attenzione all’analisi numerica e alle soluzioni computerizzate per tutto. Questo a dire che, in un contesto che si fa sempre più digitale e tecnologico a tutti i livelli, dalla robotica ai big data, dalla realtà aumentata a quella virtuale, il vero fattore differenziante è il fattore umano. Parliamo quindi di relazioni “human to human”, come molti studi sottolineano. Per questo l’approccio umanistico al tema della comunicazione d’impresa rappresenta il filo rosso del mio libro.

In che modo è possibile costruire, nel contesto attuale, una strategia di comunicazione per le aziende?

In questo contesto si intuisce che il digitale non è più un fattore differenziante o un vantaggio competitivo per le aziende, ma è un requisito fondamentale per essere oggi sul mercato.

L’azienda è a tutti gli effetti un soggetto sociale interconnesso. Oggi più che mai, l’azienda non è isolata e autosufficiente, ma è inserita in una comunità, che può essere locale, nazionale, globale, virtuale. È impossibile pensarla senza includerla in un contesto più ampio. Questo implica una prospettiva più aperta e la consapevolezza della propria presenza nell’ecosistema che la circonda.

La strategia di comunicazione d’impresa si confronta con i grandi temi e con l’interdipendenza di tutti i soggetti che partecipano. Il progressivo empowerment di tutti gli stakeholder, accompagnato dagli ambienti di discussione in rete, ha modificato il modo in cui le aziende entrano in relazione con i propri pubblici. Il dialogo continuo con gli interlocutori determina la crescente dipendenza dall’interscambio che richiede dinamicità e stimoli al processo di comunicazione.

La comunicazione, che oggi è una leva strategica per tutte le organizzazioni, è sempre più un dispositivo culturale in grado di rappresentare lo scopo e l’identità di un’impresa in rapporto ai contesti in cui opera.

Chi si occupa oggi di disegnare la strategia di comunicazione aziendale non può limitarsi a gestire gli aspetti della persuasione dei consumatori al proprio prodotto o servizio. Sarebbe una visuale miope. È necessario generare capitale reputazionale e capire profondamente come stabilire relazioni generative con le persone per impattare positivamente nel loro vissuto. La comunicazione d’impresa è così chiamata a generare valore per la società e per la vita delle persone, nella loro ricerca di senso.

Come si comunicano missione, visione e valori aziendali?

Philip Kotler, considerato il padre del marketing, definisce missione, visione e valori le linee guida dell’azienda. Ho dedicato un intero capitolo a spiegare bene come definire queste tre dimensioni e perché siano così importanti per la strategia di comunicazione. Avere ben chiare le direttrici aziendali è fondamentale per poter formulare un piano che faccia la differenza e che davvero crei valore. Le imprese di successo hanno sviluppato la loro strategia di comunicazione partendo da missione, visione e valori e dal significato che queste assumono per tutti gli stakeholder. Le linee guida garantiscono focalizzazione e marcata coerenza del processo di comunicazione nel tempo e sono il filo conduttore della narrazione di marca pur assumendo connotazioni, linguaggi e forme dinamiche nel tempo. Quando le direttrici non sono chiare, il rischio è quello di seguire un percorso comunicativo superficiale, omologato e indistinto.

La loro definizione è un processo complesso, ma di primaria importanza. Spesso si tende a saltare questa fase commettendo un errore perché, se non si hanno chiare le linee guida, non si riesce a valorizzare i propri talenti e creare piani di comunicazione efficaci. E questo vale anche per le PMI e le microimprese. È compito di chi definisce la strategia di comunicazione comprendere profondamente queste tre dimensioni. Nel mio lavoro professionale ho sempre dato molta attenzione a questa fase di lavoro che considero fondamentale per il processo di comunicazione.

Sono molti gli investimenti in comunicazione – io ogni tanto sono indotta a pensarlo – che si accontentano di seguire strade convenzionali mentre potrebbero lavorare meglio e essere più impattanti. In questi casi la comunicazione è poco identitaria e scarsamente efficace proprio perché ha perso la connessione al suo nucleo essenziale.

Come si realizza una strategia di branding?

La ringrazio per la domanda perché questo è certamente un tema caldo che mi sono posta a più riprese. Progettare e sviluppare la marca nell’era postdigitale è più complesso rispetto al passato.

Nel modello classico, la marca è un sistema chiuso del quale l’azienda controlla ogni fase attraverso la pubblicità, le sponsorizzazioni, gli eventi, il direct marketing e così via. Oggi, questo modello chiuso e autoreferenziale risulta limitato e non più sufficiente.

Gli approcci e le ricerche più recenti fanno emergere una nuova prospettiva dinamica della marca, la cui identità non è più costruita solo dall’azienda ma prende corpo attraverso le interazioni con tutti gli stakeholder. La marca si apre così a interconnessioni e a rapporti con tutti i propri pubblici in ogni fase di generazione del valore. Il branding e il lavoro dei marketer devono, dunque, favorire la partecipazione e la collaborazione di tutti gli stakeholder e fare tesoro di ogni interazione, insight e dati che ne derivano.

Le marche sono sempre meno concetti e sempre più relazioni. Sono spesso le marche che invitano le persone a connettersi gli uni con gli altri attraverso piattaforme sia fisiche che digitali. A favorire cioè le conversazioni da molti-a-molti. Le marche diventano spazi reali o virtuali dove le persone possono incontrarsi, interagire e sviluppare attività comuni supportate e abilitate dal brand stesso. Questo porta a strategie di branding rinnovate e che devono per forza di cose basarsi su una profonda conoscenza dei propri interlocutori. Analisi, strumenti e attività in questo senso richiedono competenze e professionalità da parte dei marketer perché è necessario capire il contesto in cui il brand opera e assume rilevanza.

In quali diverse fasi si articola il piano di comunicazione?

Il piano di comunicazione è l’elemento chiave della strategia che definisce, descrive e pianifica la comunicazione di un’azienda o, più in generale, di un’organizzazione. In pratica è lo strumento che consente di programmare, gestire e monitorare la strategia di comunicazione nonché le azioni previste e finalizzate al raggiungimento degli obiettivi.

Si tratta di un vero e proprio processo composto da passaggi in successione e in sequenza logica. Per rispondere puntualmente alla sua domanda, sono quattro le fasi che lo compongono. Ho utilizzato queste quattro fasi anche per la messa a punto di altrettanti capitoli della seconda parte del volume.

La prima fase è quella dell’analisi, la seconda è quella della strategia, la terza è la fase operativa e la quarta quella di valutazione e verifica.

Ciascuna si configura con metodi, teorie, modelli, matrici d’analisi e strumenti operativi utili alla loro messa a punto. Le quattro fasi vanno considerate come un processo circolare le cui parti sono interrelate tra loro. La natura ciclica prevede che al termine del processo ci siano le basi per dare avvio a un piano successivo.

Una cosa però mi preme sottolineare e cioè che il piano di comunicazione si configura come uno strumento dinamico e flessibile e, quindi, non statico ma capace di accogliere e gestire eventuali opportunità o imprevisti senza perdere di vista scopo e obiettivi.

Saper redigere un piano di comunicazione richiede la capacità di orchestrazione della comunicazione dal punto di vista strategico e operativo e, per questa ragione, il volume intende offrire indicazioni operative e percorsi innovativi per la sua stesura.

Spero di essere riuscita a costruire una risorsa utile e stimolante a chi oggi si occupa di praticare il mestiere della comunicazione. Un mestiere che mi ha coinvolta profondamente e continua ad appassionarmi anche dopo tre decenni di lavoro sul campo accompagnati dall’attività di ricerca e di docenza.

FOCUS – Il Green Deal europeo: sostenibilità e comunicazione

FOCUS – Il Green Deal europeo: sostenibilità e comunicazione

Titolo Focus: Il Green Deal europeo: sostenibilità e comunicazione
Data: 19 ottobre 2020
Orario: dalle ore 14.55 alle ore 17.00
Corso di laurea:
Laurea Magistrale in Creatività e design della comunicazione
Laurea Magistrale in Web marketing & digital communication
Anno di corso: 1 anno
Campus: Mestre
Materia di riferimento: Communication strategy & media planning
Docente: Prof. Maria Pia Favaretto
Posti in aula: 36

Clicca qui per registrarti al focus e scegliere se partecipare in aula o da casa

Link Google Meet: meet.google.com/gsw-rwjy-sdw

I cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono una minaccia per l’Europa e il mondo: per superare queste sfide, l’Europa si è data una nuova strategia per la crescita, in grado di trasformare l’Unione in un’economia competitiva ed efficiente sotto il profilo delle risorse.
La Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen ha varato nel dicembre 2019 il Green Deal europeo, che ha come linea guida quella di rendere sostenibile l’economia UE. L’obiettivo è quello di divenire il primo continente climate-neutral entro il 2050, rafforzando la competitività dell’industria europea e assicurando una transizione ecologica, socialmente equa, preservando la biodiversità e promuovendo una nuova rivoluzione industriale che garantisca, grazie a un modello di economia circolare, cicli di produzione sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Un modello di sviluppo che punta a conferire all’Europa una funzione di leadership sulla scena mondiale.
Esploreremo questo tema con Enrico Brivio, che è stato fino al 2019 unico portavoce italiano della Commissione Europea ed ora si occupa di ambiente a Bruxelles.

Enrico Brivio
Enrico Brivio è un esperto di Europa, comunicazione e ambiente. Dopo una lunga esperienza come giornalista e portavoce della Commissione europea, attualmente coordina le relazioni interistituzionali alla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea. È stato collaboratore da New York, corrispondente da Bruxelles per 13 anni e poi caporedattore del Sole 24 Ore. Entrato nella Commissione Europea nel 2014, è stato fino al 2019 l’unico portavoce italiano dell’istituzione, con competenze sull’Ambiente oltre che su Salute, Trasporti e Pesca. Ora si occupa delle politiche ambientali della Commissione europea e in prevalenza del Green Deal.

Chiusura iscrizioni 6^ edizione Master Food & Wine 4.0

Chiusura iscrizioni 6^ edizione Master Food & Wine 4.0

Sono ufficialmente chiuse le iscrizioni alla 6^ edizione del Master Food & Wine 4.0 IUSVE.
È stato raggiunto in anticipo il numero massimo di iscritti: il 13 novembre 2020 partirà la nuova edizione, con 35 studenti pronti ad affrontare le nuove sfide di un futuro del food sempre più digitale.
PIERANTONIO SGAMBARO, PRESIDENTE DELLA SGAMBARO SPA, È OSPITE AL MASTER FOOD & WINE 4.0

PIERANTONIO SGAMBARO, PRESIDENTE DELLA SGAMBARO SPA, È OSPITE AL MASTER FOOD & WINE 4.0

Data: 11 settembre 2020
Master: Food & Wine 4.0 – Web Marketing & Digital Communication
Orario: dalle ore 10.00 alle ore 11.00

Pierantonio Sgambaro, Presidente di Sgambaro Spa, sarà ospite al Master Food & Wine 4.0 IUSVE.

Lo storico pastificio veneto, fondato dalla famiglia Sgambaro nel 1947, ha eletto la responsabilità ambientale come uno dei pilastri della propria strategia di business: negli ultimi anni l’azienda si è distinta per il costante e concreto impegno verso la sostenibilità, scegliendo di utilizzare solo fonti di energia rinnovabili per il proprio stabilimento e soprattutto avviando una delle prime produzioni di grano duro biologico 100% italiano.

Con il grano provieniente dal Nord Italia, per il 90% da campi vicini al molino, Sgambaro ha incentivato la riscoperta della Pianura Padana come zona di coltivazione, selezionando le varietà di semi resistenti al clima e agli agenti patogeni, per un’ottima resa a vantaggio di tutta la filiera, dalla terra del produttore alla tavola del consumatore.
Con 50mila tonnellate di grano duro certificato a magazzino e 150 tonnellate di pasta prodotte al giorno, il pastificio Sgambaro si posiziona tra le principali filiere corte d’eccellenza del Made in Italy.

Classificatasi fra le imprese più virtuose del nostro Paese, Sgambaro punta a coinvolgere sempre di più anche i consumatori nella propria visione etica della sostenibilità ambientale, intraprendendo un percorso di 10 anni per diventare entro il 2030 “organizzazione climate positive”, impegnata cioè a sottrarre dall’atmosfera più CO2 di quanta ne produce.

«Il benessere delle persone è anche strettamente legato alla salute del nostro pianeta – sottolinea Pierantonio Sgambaro – e come azienda sentiamo la responsabilità di fare la nostra parte, mettendo al centro di tutte le nostre decisioni l’ambiente».

www.sgambaro.it

LUCA CRACCO, RESPONSABILE MARKETING E QUALITÀ DEL CONSORZIO TUTELA FORMAGGIO ASIAGO, È OSPITE AL MASTER FOOD & WINE 4.0

LUCA CRACCO, RESPONSABILE MARKETING E QUALITÀ DEL CONSORZIO TUTELA FORMAGGIO ASIAGO, È OSPITE AL MASTER FOOD & WINE 4.0

Data: 11 settembre 2020
Master: Food & Wine 4.0 – Web Marketing & Digital Communication
Orario: dalle ore 11.30 alle ore 13.00

Luca Cracco, Responsabile marketing e qualità del Consorzio Tutela Formaggio Asiago, sarà ospite insieme a Giulia Tomasi al Master Food & Wine 4.0 IUSVE.

Il Consorzio di Tutela Formaggio Asiago è un’associazione composta da produttori e stagionatori che ha lo scopo di tutelare il marchio Asiago DOP (Denominazione di Origine Protetta), valorizzare le caratteristiche uniche e distintive del formaggio Asiago e promuoverlo nel mercato nazionale e internazionale, contribuendo attivamente allo sviluppo economico locale e alla generazione di valore per la comunità che si è creata e consolidata attorno a questo prodotto.

Oggi la filiera dell’Asiago DOP comprende 1.436 aziende di allevamento, 36 aziende produttrici e 6 di stagionatura, che lavorano ogni anno oltre 194mila tonnellate di latte per produrre 21mila tonnellate di formaggio, confermandosi la quarta DOP italiana per quantità di latte vaccino lavorato.

Uno degli aspetti che caratterizzano la produzione dell’Asiago DOP è sicuramente la tutela della biodiversità: zone di produzione diverse, seppur nel rispetto dello stesso disciplinare, trasferiscono al formaggio una varietà di sapori e profumi che esprimono la personalità dei produttori e le caratteristiche del latte.

La valorizzazione e la tutela dell’eccellenza agroalimentare Made in Italy sono la ragion d’essere del Consorzio, che concretizza il proprio impegno verso gli affiliati con progetti di comunicazione rivolti alla GDO e ai consumatori.
In questo momento di evoluzione del settore, il Consorzio Tutela Formaggio Asiago ha lanciato una campagna di comunicazione integrata basata sull’unicità e naturalità di Asiago DOP: uno storytelling coerente nei vari habitat comunicativi dell’azienda che vede nel key message «il sapore della nostra anima», quindi nella valorizzazione del legame tra formaggio Asiago e suo territorio di produzione, il principale filo conduttore.
L’obiettivo è raccontare la storia millenaria del prodotto e del territorio per rendere il Formaggio Asiago un prodotto immancabile sugli scaffali e negli e-commerce delle principali catene della GDO.

www.formaggioasiago.it